Sharing Economy e non solo… opportunità per le PMI

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La crisi economica degli ultimi anni ha messo in discussione la validità di alcuni modelli di business tradizionali e, insieme alla crisi occupazionale, ha favorito lo sviluppo di strutture economiche fondate sulla condivisione. Questo nuovo modello di consumo apre nuove opportunità di crescita, occupazione e imprenditorialità fondate su uno sviluppo sostenibile economicamente, socialmente e sotto l’aspetto ambientale e ha in sé un approccio volto alla partecipazione attiva dei cittadini e alla costruzione di comunità resilienti.

L’economia collaborativa, cosiddetta sharing economy, si è proposta come un nuovo modello economico e culturale perché promuove forme di consumo consapevole che prediligono la razionalizzazione delle risorse e si basano sull’utilizzo e sullo scambio di beni e servizi piuttosto che sul loro acquisto, dunque sull’accesso piuttosto che sul possesso.

Gli ambiti in cui trova applicazione sono:

  • Sistemi prodotti-servizi
  • Mercati di redistribuzione
  • Stile di vita collaborative

Esempi possono essere il car sharing, il bike sharing, il car pooling o formule di ospitalità come “couchsurfing“, oppure la condivisione di spazi di lavoro (coworking) o altre forme di baratto di beni e/o servizi. Nelle forme in cui è previsto un “utente operatore” (ad esempio Blablacar) la condivisione diventa anche un’opportunità di guadagno.

Perché quindi acquistare un bene quando puoi utilizzarlo per un periodo funzionale alle esigenze della tua azienda o semplicemente alla sua vita utile?

I dati dell’Associazione Italiana Leasing degli ultimi anni sono chiari: il noleggio di beni strumentali, ovvero l’acquisizione del diritto di utilizzo di un bene a fronte del pagamento di un canone periodico, è una soluzione sempre più adottata dalle PMI italiane per la gestione degli asset, soprattutto tecnologici, con tassi di crescita a doppia cifra anno su anno.

Perché le PMI (e non solo) scelgono quindi il noleggio?

  • È flessibile: nel canone possono essere inclusi servizi di protezione del bene, estensioni di garanzia, servizi di assistenza e manutenzione. È possibile, inoltre, integrare il noleggio nel corso del tempo con beni aggiuntivi.
  • Mette al riparo l’azienda dai rischi connessi all’obsolescenza del bene, che in ambito tecnologico è molto rapida: strumenti sempre aggiornati migliorano l’esperienza di utilizzo degli utenti e conseguentemente la produttività dell’azienda.
  • Permette una pianificazione certa dei costi di utilizzo del bene e contemporaneamente solleva l’azienda dagli oneri di gestione della proprietà dello stesso (compreso lo smaltimento a fine vita).
  • Ha indubbi vantaggi economici (nessuna immobilizzazione di capitale) e fiscali (l’Iva è anticipata esclusivamente sul valore del canone di noleggio e lo stesso è anche pienamente deducibile ai fini tributari).

Il noleggio rappresenta quindi la soluzione ideale per la gestione degli asset tecnologici, in particolare per le aziende che utilizzano la tecnologia come strumento di efficientamento dei processi e come driver dell’innovazione.

La subscription economy: driver dell’innovazione

Inoltre, i modelli comportamentali dei clienti (e quindi il mercato) si stanno spostando sempre di più verso concetti di pay per use, pay per drive, pay per view (basti pensare all’esplosioni di aziende di servizio come Netflix o ai nuovi abbonamenti Nespresso, Amazon Prime, Spotify e moltissime altre) creando nuovi modelli di “economy”, il noleggio rappresenterà per le PMI uno strumento flessibile, ma ad alto valore aggiunto, che aiuterà le aziende a crescere in un’ottica sempre più dinamica e a sviluppare servizi pensati per soddisfare le nuove esigenze emergenti, fattori determinanti per competere nel mercato del futuro.

Il mondo quindi si sta spostando verso un nuovo modello di business, dove il modo in cui le persone acquistano è cambiato, dove le aspettative dei clienti sono mutate, prediligendo risultati e non proprietà, personalizzazione e non generalizzazione, miglioramento costante e non obsolescenza pianificata.

La subscription economy descrive appieno questa nuova era di aziende e modelli di business che stanno sempre più entrando a far parte della vita di tutti.

Dall’economia di prodotto si sta passando all’economia di servizio, passando quindi dal concetto di proprietà ad un utilizzo delle cose senza esserne proprietari, dal concetto di “ownership” a quello di “membership”.

Nel modello della subscription economy il cliente va ad assumere un ruolo centrale, facendo sì che le aziende si debbano adeguare a questo in quanto il loro obiettivo principale non è più vendere prodotti o servizi ai consumatori, ma creare una relazione continuativa tra azienda e cliente che si incentri su un’elevata customer experience, il tutto attraverso questa modalità di sottoscrizione ad abbonamenti periodici.

Il Covid-19 ha trasformato profondamente le abitudini dei consumatori verso modelli sempre più digital, portando le aziende a curare molto la customer experience digitale.
Perché la Subscription Economy è un fenomeno che dovresti considerare per la tua azienda?

Che cosa è cambiato quindi, da quei modelli di abbonamento tradizionali come giornali o riviste, per far sì che la subscription economy sia diventata un vero e proprio fenomeno che sta andando a toccare numerosi settori, dal food and beverage all’entertainment, rendendosi utilizzata nei modelli di business di sempre più aziende?

Il fattore chiave che ha permesso l’ascesa del modello della sottoscrizione sono i consumatori: oggigiorno, infatti, ci sono nuove generazioni di consumatori caratterizzati da nuovi bisogni, esigenze e comportamenti. Sono i cosiddetti “nativi digitali”, ovvero quelle generazioni cresciute in corrispondenza della diffusione delle nuove tecnologie informatiche per le quali la tecnologia fa parte della vita quotidiana. Sono una generazione sempre connessa che necessita di essere soddisfatta istantaneamente. Sono molto flessibili, di fatti il concetto di utilizzo dei beni per queste nuove generazioni è normale, non sussiste necessariamente la proprietà di un bene per utilizzarlo, non sono legati alle cose, non è quindi per loro una priorità la proprietà, ma lo è invece l’accesso ad un’ampia gamma di prodotti e servizi tra cui poter scegliere.

Quindi, il modello della sottoscrizione, nato comunque tempo fa, è un modello che grazie al suo adattamento innovativo che lo prevede come modello di business principale delle aziende per la vendita di prodotti e servizi, risponde esattamente alle esigenze di questi nuovi consumatori. Inoltre, un’ulteriore dinamica innovativa è la possibilità di offrire ai consumatori l’accesso ad una molteplicità di prodotti, servizi, esperienze o contenuti unicamente con un singolo abbonamento, permettendogli di vivere esperienze differenti senza la necessità di acquistare prodotti diversi.

Questo modello ha quindi iniziato a toccare e a far parte di sempre più settori, basti pensare a come il mondo dei software si sia fin da subito adeguato al modello della sottoscrizione, aziende come Microsoft (con il servizio Office) o Adobe ormai da anni distribuiscono i loro prodotti tramite abbonamenti e non più tramite la vendita di licenze. Il mondo dell’e-commerce, già da anni rivoluzionato da Amazon, ora diventa anche uno degli esempi più evidenti di questo modello della sottoscrizione, infatti con il programma Prime, che richiede un abbonamento annuale a fronte di consegne che arrivano in uno o due giorni, il colosso del web contava già più di 100 milioni di abbonati in tutto il mondo nel 2018.

Anche il mondo del cloud ha abbracciato questo modello, un esempio sempre riconducibile al colosso è Amazon Web Services, un servizio di noleggio di servizi IT alle imprese, il quale, da quando Amazon lo include nel suo report finanziario (2015), il valore di mercato dell’azienda è cresciuto di oltre quattro volte. Anche il mondo dei consumi culturali è stato particolarmente influenzato da questo modello: realtà come Spotify per quanto riguarda il mondo della musica e Netflix per il cinema e le serie Tv hanno dimostrato come questo un modello basato sull’accesso e non più sulla proprietà abbia ormai acquisito una predominanza assoluta in questi settori. Sono anche molti altri i settori nei quali il fenomeno della sottoscrizione sta prendendo piede, il personal care con aziende come “Dollar Shave” che fornisce kit per la rasatura ogni mese tramite un abbonamento annuale, il food delivery con “Cortilia” che ti permette ogni settimana di ricevere la spesa direttamente a casa, il settore dell’educazione con LinkedIn Learning ed addirittura il settore dei viaggi aerei con servizi come Surf Air che, tramite una quota mensile, ti permettono di viaggiare tutte le volte che desideri. Questo fenomeno è così forte che arriva anche in settori prettamente industriali con attori come “Caterpillar”, “GE” e “Thales”.

La Subscription Economy è arrivata anche nel mondo dei servizi finanziari manifestandosi in primo luogo sui veicoli, sono infatti sempre più le aziende che adottano offerte di leasing operativo che arrivano fino al noleggio con tempistiche sempre più flessibili, addirittura facendo rientrare in un unico canone l’utilizzo di molteplici vetture. Nel mondo della finanza stanno diventando sempre più vasti inoltre i prodotti relativi a queste tipologie di noleggio, come ad esempio elettrodomestici o telefoni.

Il Covid-19 ci ha fatto assistere a un’ulteriore accelerazione dei fenomeni digitali come la Subscription Economy, che sta realmente pervadendo tutti i settori dell’economia e che rappresenta una grande opportunità per le PMI italiane.

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L’AUTORE
Enrico Aprico

Laurea in Economics presso l’Università degli studi di Padova – svolge attività di ricerca nell’ambito dell’economia collaborativa (Sharing Economy) sin dalla sua nascita. 

Top Manager di multinazionali prima, ed Entrepreneur poi, è oggi Marketing & Communication Director di Softlab Group azienda che che si occupa di Digital Trasformation , Tecnologia e Consulenza Strategica per aziende Italiane ed internazionali.

E’ attualmente Adjunct Professor nel Corso di Studi di “Strategia e Politica Aziendale”, all’interno del quale tiene il corso dal titolo : Strategia aziendale, dalla Sharing Economy alla Platform Economy e i nuovi modelli di business presso Università Cattolica del Sacro Cuore (Milano).