Innovare per ripartire: Mansutti S.p.A. lancia Upgrape Pay, novità dell’insurtech

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L’incertezza è uno degli elementi fondanti di questi ultimi mesi ed è molto difficile fare previsioni accurate degli scenari futuri di mercato. Quello che appare certo è che il Covid-19 ha cambiato l’ordine delle priorità dei consumatori, i loro comportamenti e i loro bisogni.

Saper interpretare e rispondere a queste nuove cambiamenti è fondamentale per acquisire vantaggio competitivo. Serve, e servirà sempre di più in futuro, fare innovazione: non solo quella tradizionale, di prodotto e di processo – comunque indispensabile – ma anche tecnologica, organizzativa, commerciale.

È tempo di ridisegnare il proprio business, avvicinandosi a un modello sempre più digital. Questo lo ha capito bene Mansutti S.p.A., azienda familiare e socio CERIF, che da oltre 90 anni è attiva nel settore assicurativo, valorizzando l’esperienza del passato per investire sul futuro.

Abbiamo intervistato l’Amministratore Delegato, Tomaso Mansutti, terza generazione familiare al comando, per capire che cosa vuol dire investire in innovazione in tempo di crisi.

Chi è Mansutti?

Mansutti è uno dei principali broker assicurativi italiani e leader nell’innovazione insurtech: porta il nome di una famiglia che opera in questo campo dal 1925. 

Il gruppo familiare è costituito da diverse realtà, con un fatturato complessivo superiore a 100 milioni di euro e oltre 200 dipendenti. Mansutti ha anche istituito la Fondazione Mansutti, uno dei massimi centri mondiali sulla storia dell’assicurazione.

Se e come è cambiato il vostro modo di fare impresa dall’inizio dell’emergenza a oggi? Qual è stata la sfida maggiore che avete affrontato?

Abbiamo reagito all’emergenza continuando a erogare i servizi ai clienti, ma tenendo a casa tutti i dipendenti. La sfida maggiore è stata mantenere il senso di appartenenza dei dipendenti alla nostra “famiglia allargata” nonostante la distanza. Abbiamo utilizzato tanti strumenti digitali per il telelavoro: tutti i processi aziendali si svolgono in cloud e sono state create delle stanze virtuali dove tutti i dipendenti possono ricevere persone. Sullo sfondo delle videoconferenze si vedono anche le mura dei nostri uffici, così alle persone sembra di stare in azienda!

Non siete stati inattivi in questo momento di crisi globale, anzi avete lanciato Upgrape Pay, in collaborazione con l’americana Zuora. Come avete vissuto l’innovazione in un momento così delicato? Come hanno reagito gli stakeholder interni ed esterni?

Vogliamo che l’azienda cavalchi l’onda del futuro: le strategie dei nostri partner vanno verso il digitale e molte aziende si stanno guardando intorno per far avere ai propri clienti soluzioni fruibili da remoto. La piattaforma Upgrape risponde a queste esigenze con diversi ingredienti: spacchettizzazione e personalizzazione delle polizze, servizi customizzati di riduzione del rischio, assistenza virtuale per un’esperienza assicurativa su misura. È una piattaforma dinamica e antropocentrica, che si modella sulle caratteristiche dell’individuo che la utilizza: ti mostra innanzitutto ciò che vuoi proteggere, e dietro a quello ci sono le polizze, chiare e comprensibili, di poche pagine. E anche colorate, grazie al disegno artistico di Ugo Nespolo.

Con Zuora, abbiamo trasferito il modello “Netflix” nel settore assicurativo, basato su un meccanismo di subscription. Upgrape Pay rende possibile per il cliente acquistare servizi assicurativi e IoT con il proprio account, senza ricorrere a carte di credito e bonifici. Le polizze poi sono mensilizzate, senza vincoli di durata, per rispondere ancora meglio alle esigenze e alla personalità dei clienti.

Il mercato in questo periodo ha registrato una fortissima richiesta di servizi digitali, perciò questa offerta ha avuto un grande successo sul mercato italiano, che si sta evolvendo adesso, grazie alla crisi.

All’interno dell’azienda si sono dovute sviluppare nuove competenze per il supporto tecnico: i team coinvolti in questa trasformazione si sono sentiti valorizzati e non hanno opposto resistenza al cambiamento.

Quale sarà la priorità strategica di Mansutti per il prossimo futuro? Che ruolo avrà l’innovazione nello scenario economico che si sta delineando a livello globale?

Mansutti continuerà sul sentiero tracciato, fortemente legato all’innovazione, che sta dando grande soddisfazione a noi e alle aziende partner e clienti. Da molti anni investiamo in soluzioni tecnologiche per il mondo assicurativo e due anni fa abbiamo aperto un innovation center (MIC – Mansutti Innovation Center), aperto a collaborazioni con molte realtà diverse, soprattutto start-up.

Che cosa vuol dire per Mansutti essere un family business ai tempi del Covid-19?

In questo momento, secondo me, essere un’impresa familiare è un vantaggio: la famiglia ha una visione di lungo termine che rende l’azienda più flessibile e fa percepire al dipendente un senso di appartenenza a una “famiglia allargata”.

I nostri dipendenti si sentono al primo posto nelle strategie aziendali: durante l’emergenza Covid-19 abbiamo stipulato delle convenzioni tra i negozi della zona e la piattaforma GaiaGo che permette loro di accumulare punti da usare sull’app di mobility sharing. Così, chi vuole venire in ufficio può farlo in modo sicuro e sostenibile.

Investiamo molto sulla valorizzazione e sulla crescita delle nostre risorse per riuscire ad essere veloci e reattivi, una capacità imprescindibile per le aziende in un mondo sempre più digital.

L’INTERVISTATO

Tomaso Mansutti è il CEO di Mansutti S.p.A.